Questo libro fu letto da me a voce alta, per intero, al mio Babbo, negli anni della sua infermità agli occhi, e tutte le tre volte, all’ultimo capitolo, mio Padre pianse.

La nota manoscritta da Chiara sull’occhietto del Sant’Agostino di Louis Bertrand, rivela, meglio di ogni altra considerazione, il valore che i libri, e l’intera biblioteca, hanno significato per la famiglia Siotto. Ne sono testimonianza la cura e l’attenzione con le quali la collezione è stata conservata nel tempo e, non ultimo, il volere testamentario di Vincenza, ultima erede, per la sua conservazione, arricchimento e pubblica fruizione. La liberalità del suo atto ha protetto dalla dispersione la raccolta di libri e carte e le altre collezioni della famiglia.

Prima dell’attuale sistemazione presso la sede cagliaritana della Fondazione Istituto Storico “Giuseppe Siotto” il corpus più consistente della biblioteca – e in particolare le opere antiquarie e le edizioni del XIX e del primo XX secolo – trovava posto nello studio della villa di Sarroch, residenza dei Siotto a partire dai primi anni del Novecento, e si mostrava nella sua integrità di simbolo della storia familiare, con le immutate collocazioni dei volumi sui palchetti delle librerie tardo ottocentesche, affollati di libri in doppia fila. Molteplici sono le testimonianze dei vincoli e delle sollecitudini di cui la collezione è stata oggetto. In primo luogo la presenza di un catalogo a schede Staderini per autore, che – seppur parziale – con elegante scrittura calligrafica riporta la collocazione e la descrizione puntuale dei testi. Fu presumibilmente fatto redigere da Luigi Siotto, o dal figlio Giuseppe, padre di Vincenza, nei primi anni del XX secolo, e costituisce il più antico documento a corredo della raccolta libraria, utilizzato per decenni come strumento ricognitivo e di consultazione. A Luigi e Giuseppe si deve anche la legatura in marocchino e in tela d’Africa di gran parte delle Ottocentine e Novecentine, e la predisposizione degli indici nei volumi miscellanei. I cartigli dell’ex libris, infine, con la raffigurazione dello stemma di famiglia, e il timbro a inchiostro, puntualmente appaiono collocati sulle guardie delle edizioni antiquarie e di quelle successive. Altri precisi indizi, che insieme ai precedenti conducono a individuare un periodo particolare nella storia della biblioteca, in cui più assidue sono state le premure dei proprietari, non solo nel suo ordinamento ma anche nel suo arricchimento, con nuove acquisizioni che andavano ad aggiungersi al nucleo originario del primo Ottocento. Un arco temporale che possiamo delimitare tra la seconda metà del XIX secolo, allorché Luigi eredita la biblioteca del padre Giuseppe Siotto Pintor, e gli anni Trenta del XX, corrispondenti al periodo di vita più attivo di Giuseppe Siotto. Il secondo conflitto mondiale non interrompe il fluire di testi, che necessariamente appare ridotto, ma l’età tarda di Giuseppe, ormai ottantenne, è la probabile causa di un rapido smarrimento di quegli indizi e della presenza di nuovi orientamenti nelle letture familiari, in cui prevalgono testi di letteratura, di morale cristiana e di saggistica, più consoni agli interessi delle due sorelle Chiara e Vincenza. La biblioteca assume un carattere più privato, che per selezione dei libri risulta lontana dalla sua connotazione precedente, in cui invece ampio spazio hanno avuto testi di ambito giuridico, di cultura storica, filosofica ed economica.