Nei primi anni del Novecento Luigi o Giuseppe Siotto fecero redigere il primo catalogo della biblioteca di famiglia su schede bibliografiche Staderini, fatte appositamente stampare poiché sul lato sinistro è riportata la dicitura Biblioteca Siotto in Sarrok. La registrazione fu affidata a mani esterne ed esperte che con elegante scrittura calligrafica registrarono puntualmente secondo un ordine alfabetico la descrizione e la collocazione dei testi. Si dovette operare in lassi di tempo diversi, dal momento che si riconoscono due grafie distinte nella compilazione delle schede, ma non distanti tra loro, ossia nel periodo di sistemazione della nuova residenza di Sarroch.

L’analisi condotta sul vecchio catalogo, e in particolare sulla dislocazione dei volumi, ci permette di comprendere l’originario impianto della biblioteca, costituito principalmente dalle librerie dello studio, e in parte marginale da altri spazi della casa, che il recente trasferimento nella sede cagliaritana della Fondazione “Giuseppe Siotto” non ha potuto conservare per evidenti ragioni logistiche. Si ritiene, però, che l’unitarietà della collezione fosse già stata compromessa a seguito del trasferimento della famiglia nel palazzo cagliaritano di via dei Genovesi, avvenuto negli anni Venti. Qui furono accolti molti libri già registrati nella biblioteca di Sarroch, e fino alla fine degli anni Ottanta vi confluirono gran parte delle acquisizioni successive. Il trasferimento, inoltre, fu con ogni probabilità la ragione dell’interruzione del lavoro di censimento, iniziato alcuni anni prima, come si desume dalle numerose lacune del catalogo rispetto alla consistenza reale della raccolta.

Quando si pose il problema di dare alla biblioteca un’organizzazione stabile e ordinata i proprietari adottarono uno schema classificatorio per argomenti assai flessibile, che vedeva i volumi riuniti fili unente in tre ambiti distinti e sistemati in diverse librerie: negli armadi A, B e C – secondo l’antica collocazione – erano custodite le opere di ambito linguistico-letterario (storie letterarie, filologia, romanzi, novelle, teatro, poesie, fantasia e umorismo, trattati e retorica, belle arti), economico-sociale (economia, politica, statistica, filosofia) e storico-geografico (biografie, storia, geografia e viaggi); l’armadio D era dedicato all’ambito giuridico; l’armadio E all’ambito scientifico (matematica, fisica, chimica, scienze naturali, tecnologia e ricerca produttiva). Tra gli scaffali appare, però, frequente il contaminarsi fra le classi, ad eccezione della sezione giuridica, dedicata esclusivamente a questo soggetto. Inoltre, le edizioni antiquarie di quest’ultima classe, insieme alle storiche e letterarie non risultavano collocate in ripiani isolati e le ritroviamo frequentemente frammiste alle stampe successive. Un certo ordine tematico, invece, sembra essere perseguito nelle scansie interne delle librerie: alcune erano dedicate esclusivamente alla letteratura o ad autori particolarmente amati (per esempio Manzoni, De Amicis, Hugo e la ricchissima collezione di narrativa in lingua francese della Nelson); altre alle grammatiche, ai dizionari o ai repertori enciclopedici; altre ancora alla saggistica storica, alla letteratura da viaggio, alla manualistica.

La sezione sarda, infine, era distribuita variamente negli armadi A, B, e C, ad eccezione delle opere di Giovanni Siotto Pintor e della raccolta miscellanea di interesse isolano. L’organizzazione della biblioteca, quindi, non aspirava a dare una classificazione precisa del sapere, piuttosto a rispondere a problemi pratici del collocamento dei volumi e al loro reperimento. Il tutto nel luogo deputato del libro: lo studio borghese, progressivamente divenuto nel corso dell’Ottocento spazio di documentazione ma anche di amena e libera lettura.